lunedì 30 maggio 2011

30/05 aggiornamento

Dopo la chiusura di giovedì e l'abbandno del tavolo delle trattative da parte di OO.SS.. ed RSU, nella giornata di venerdì si sono susseguiti l'incontro con i lavoratori voluto dalla direzione di cui abbiamo già accennato in un precedente post e ben tre assemblee che hanno portato alla difficile decisione di riprendere da oggi l'agitazione interrotta la scorsa settimana. Durante le giornate di sabato e domenica si sono quindi alternati frenetici incontri fra rappresentanti della dirigenza Askoll, RSU e personale dell'azienda. A seguito di questi numerosi colloqui si è giunti alla decisione di lasciare una possibilità alla trattativa e di non presidiare i cancelli, solo le merci sono state bloccate, ma non i lavoratori intenzionati a recarsi comunque al lavoro. Questo come segno tangibile di distensione.
Nella giornata odierna, le RSU si sono nuovamente riunite ed hanno steso una bozza di accordo da presentare come controproposta all'azienda durante l'incontro tecnico richiesto e previsto questo pomeriggio per le ore 18.00 presso la sede Askoll di Castell'alfero. La bozza è stata poi illustrata ai lavoratori durante un' assemblea tenutasi alle ore 15.00.
Alle ore 18.00 in punto è iniziato l'incontro con la direzione aziendale che è tuttora in corso.
Domani mattina alle ore 9.00 è previsto un secondo incontro presso l'Unione Industriale della provincia di Asti.

domenica 29 maggio 2011

Il senso degli strumenti

Il nostro Blog nasce con l’unico intento di portare e mettere in evidenza in tutto il mondo la nostra situazione. E’ chiaro a tutti che oggi solo se dai fastidio sei ascoltato, l’era di chi grida più forte è passata bisogna diventare spine nel fianco bisogna far conoscere i nostri problemi, bisogna far storia, bisogna far imparare a leggere perché solo raccontando le nostre esperienze e rendendole pubbliche abbiamo la speranza che le cose possano finalmente cambiar rotta.
Siamo ancora in democrazia e quindi tutti possono esprimere la propria idea, può essere condivisa, può essere accettata ma può anche non esserlo insomma nessuno si deve sentire ne più ne meno di quello che sa di essere.  Il giudizio della gente non può essere sempre piacevole, occorre anche comprendere lo stato   d’animo che porta le masse ad “ARRABBIARSI” .  Occorre parlare alla gente con lo spirito di chi sa che chi è di fronte a te domani non ci sarà più e quindi il rispetto sta nel riportare i toni a livelli di discussione accettabili e non di incazzamento.  Se invece si arriva a spegnere l’incendio con lanciafiamme e cisterne di benzina …….beh forse l’incendio diventa un ambiente esplosivo pericoloso per tutti.
Credo che anche lo sciopero sia un ottimo strumento di protesta.  Ti rende visibile alla gente del posto, serve ad attirare la stampa e le tv avide di notizie anzi di brutte notizie. Serve a spingere due parti contrapposte a sedersi attorno ad un tavolo e a discutere. Se usato bene può dare ottimi risultati. A noi è servito molto, è servito a creare le basi di un percorso che porterà sicuramente ad un drastico ridimensionamento del nostro stabilimento ma non alla chiusura immediata. Certo, anche in questo caso, è solo una mia considerazione molti potrebbero dire tutti subito che pochi domani. Si è vero anche questo è un punto di vista.
Il dialogo è un ottimo strumento costringe le parti a guardarsi negli occhi, costringe gli uni e gli altri ad esporsi, obbliga ad un confronto che inevitabilmente porta a compromessi, obbliga a ritornare sui propri passi, obbliga e costringe a mettersi gli uni nei panni degli altri. Credo che sia un ottimo strumento per crescere e condividere obbiettivi che in altro modo nessuno riuscirebbe a raggiungere. Serve anche a vincere le paure di confrontarsi, le paure di esprimersi davanti ad altre persone, le paure di esprimere il proprio pensiero sapendo che chi ascolta ti rispetta e non ti considera inferiore.
Questo per cercare di far capire come oggi nulla vada lascito al caso. Viviamo un periodo particolare: abbiamo tutto e ci rendiamo conto che stiamo per perdere tutto. Che beffa….che destino ingiusto !
Il mio desiderio sarebbe quello di voltarmi e vedere la mia azienda lavorare, rivedere il piazzale nuovamente occupato da auto, rivedere volti stanchi da una giornata di lavoro ma sereni di un futuro che ancora c’è.
Non lasciamo nulla di intentato torniamo ai cancelli ma riprendiamo immediatamente le trattative, obblighiamo chi dall’altra parte che ancora un po’ di sale in zucca ce là, a ritornare sui suoi passi e riprendere quella benedetta bozza riscrivendola con il giusto senso di chi sa bene che pur avendo in mano il destino di ognuno di noi  sa altrettanto bene che questa azienda l’ha portata ad essere grande e ogni goccia di sudore versata battendo il martello sui chiodi  non è mai stata altrettanto fortemente riconosciuta. Non sono i puri e nudi calcoli sugli  immediati guadagni a far pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra ma guardiamo tutti al futuro di chi rimane ma soprattutto di chi lascia non per propria volontà. Soprattutto per chi se ne va perché fuori dalla nostra azienda la realtà non è di opportunità ma di schiaffi in faccia. La nostra provincia è diventata terreno di conquista straniera, siamo stati comprati da tutte le parti del mondo, ma allo stesso  tempo abbiamo portato il nostro sapere in tutto il mondo. L’apporto di tutti ha fatto si che la nostra fabbrica sia stata considerata un giusto investimento da chi ci ha comprati. Non lasciamo mai che,  per principi o per posizioni prese, per arroganza, per poca saggezza, per l’incapacità di ascoltare, per l’incapacità di dialogare, il destino di ognuno di noi diventi gioco o provocazione.

Marco

I sommersi e i salvati

Chi ha avuto modo di leggere questo libro ricorderà qual'era il concetto che sottostava al titolo. I collaborativi, coloro che in qualche modo avevano qualche cosa da offrire o da millantare, i furbi e tutti coloro che in qualche modo riuscivano a emergere sulla massa, a scapito dei più deboli o semplicemente dei più sprovveduti, erano i "salvati" inevitabilmente tutti gli altri erano sommersi, ed il loro destino era tristemente segnato.

Esiste un certo numero di colleghi che per ragioni diverse (in realtà nessuno ha mai fatto nomi e cognomi) ritiene di far parte della schiera (peraltro piuttosto esigua) dei salvati, di coloro a cui l'azienda garantirà ancora un posto di lavoro, seppure per un periodo di tempo non determinato forse sei mesi, un anno ... chi può dirlo ... Siamo stati informati che l'azienda (nella persona della sig.ra Gallio) ha incontrato separatamente un certo numero di lavoratori nella giornata di venerdì. Non sappiamo esattamente cosa sia stato detto o promesso loro, ma è chiaro che ancora una volta il tentativo è stato quello di dividere i lavoratori, di metterli uno contro l'altro con false promesse, ma anche con minacce ("se scioperate ancora chiudiamo tutto subito"). Insomma, agitare le acque per pescare nel torbido. Questo è un segnale di debolezza, è il segno che l'azienda ha paura e cerca tutte le strade per evitare di essere messa in ulteriore difficoltà. Per raggiungere lo scopo approfitta della buona fede, delle paure o più semplicemente dell'opportunismo di alcune persone. Opportunismo certo, perchè comunque c'è sempre chi in barba a tutti e a tutto tira a rimanere a galla qualsiasi vento tiri. Povere banderuole senza ne arte ne parte. Non dimentichiamoci che dopo ben otto anni di sala travaglio solo ora l'askoll motor sta partendo e solo grazie alla nostra professionalità. Oggi Askoll non è nella posizione di poter chiudere il nostro stabilimento, a meno che non ci abbia contato l'ennesima enorme frottola e in realtà alla proprietà non importi nulla del nuovo progetto ed abbia consapevolmente buttato dalla finestra milioni di euro. Ma in questo caso non ci sarebbe più nessun futuro per nessuno.

Personalmente ritengo di averne sentite ormai troppe e ritengo che l'unica strada percorribile sia quella di farci sentire con quanta forza abbiamo ancora in corpo. In questi giorni si è dato un gran peso ai numeri, in sostanza quanta gente potrà ancora sperare di lavorare in questa azienda, in realtà questo non è tutto. Ritengo che lo sforzo maggiore debba andare nella direzione di coloro che inevitabilmente, e ce lo ripetiamo da parecchio tempo, saranno esclusi. Cosa riserva il futuro per loro? A leggere la bozza di accordo presentata dall'azienda poco più di niente. Anche e soprattutto per tutte queste persone vale la pena di lottare. Ma forse gli ideali  di solidarietà e di giustizia hanno da tempo lasciato il posto al famoso detto latino "mors tua vita mea".

p.s.

sabato 28 maggio 2011

Il punto sulla situazione

Giornata campale oggi per lo stabilimento Askoll di Castell'Alfero. Alle 11.00 l'azienda chiede un incontro con le maestranze per un chiarimento sullo stato delle trattative e per presentare la sua proposta di accordo sindacale. Fin dalle prime battute appare chiaro che nulla di quanto proposto nei due giorni e mezzo di trattative dalle OO.SS e dalle RSU è stato recepito dall'azienda, che si presenta, da par suo, con una bozza di accordo a dir poco vergognosa.

L'azienda, per voce della sua rappresentante Gallio esordisce, per usare le sue stesse parole, in modo quantomeno "stravagante" prodigandosi in una prolissa, piccata e dettagliata critica al nostro blog, reo di affermare cose non vere e di mettere in cattiva luce la proprietà. Ci vengono messe in bocca cose che per altro non abbiamo mai detto o date interpretazioni del tutto soggettive. Una per tutte che Marioni sarebbe un bancarottiere ... con un minimo di attenzione si sarebbe notato che "bancarottiere" (anzi bancarottieri) è semplicemente parte del titolo di un articolo comparso sul blog di un deputato torinese del PD che abbiamo linkato alle nostre pagine (nella sezione "parlano di noi") e che espone le opinioni dell'autore sulle sorti dello stabilimento di Moncalieri ... pare che ancora una volta si parlino lingue diverse. Ancora una volta l'azienda travisa la realtà e la sfrutta a suo uso e consumo. Non dobbiamo dare giustificazioni a nessuno, ma i fatti esposti nei post pubblicati su "askoll in lotta" non sono niente meno che riflessioni su quella che è la cruda constatazione dei fatti unita a quella che è stata la nostra esperienza personale di lavoratori. Se poi quanto pubblicato fa male a qualcuno, chi si sente chiamato in causa tragga le debite conseguenze. Un piccolo risultato comunque è stato ottenuto, il nostro blog è passato dalle usuali 400 visualizzazioni circa al giorno alle oltre 800 di oggi.

Ma torniamo alla proposta fatta da Askoll. In sostanza, per bocca del direttore di stabilimento Bernardinello, si riaffermano gli stessi numeri e gli stessi concetti già più volte espressi, tuttavia la bozza presenta le seguenti aggravanti:
1. la scelta degli esuberi dovrebbe essere, in deroga alla legge italiana, a quasi totale discrezione dell'azienda. Ben sappiamo che "ragioni tecnico organizzativo produttive" significa a discrezione dell'azienda. Tutto questo in barba alla legge 223/91 che recita ben altre cose.
2. anche la rotazione del personale posto in CIGS sarebbe a discrezione aziendale, avendo inserito nella bozza di accordo una tale sovrapposizione di condizioni e cavilli da renderla sostanzialmente impraticabile.
3. Il residuale dell'esubero sarebbe posto a zero ore per tutto il periodo di cassa (altra deroga).
4. Apertura di una mobilità volontaria con un fondo dedicato agli incentivi di 300.000 euro (per 146 dipendenti sarebbero poco più di 2000 euro di incentivo a testa ... ridicolo!)
5. Un programma di ricollocazione e riqualificazione del personale puramente virtuale e sostanzialmente ricattatorio. Viene riesumato il programma "creare lavoro", praticamente una farsa essendo stata la persona che in azienda se ne occupava posta essa stessa (udite udite!) in CIGS a zero ore. Nessuno da allora ha più mosso un dito per riprendere in mano la situazione. In secondo luogo perchè si afferma che "a fronte di una offerta di lavoro avente carattere di continuità di almeno 6 mesi qualora il lavoratore rifiuti l'offerta non potrà far parte di ulteriori progetti di ricollocazione ne avvalersi di incentivi all'esodo" ... peccato che non si dica assolutamente nulla a proposito dell'eventuale tipo di offerta in questione, retribuzione, posizione, luogo di lavoro (altra bella clausola vessatoria).
6. Si parla poi di fantomatici corsi di riqualificazione eventualmente finanziati da fondi Askoll (oltre che da quelli classici istituzionali) ... fin ora purtroppo l'esperienza ci dice che l'unico risultato che hanno ottenuto i lavoratori che si sono iscritti al progetto "creare lavoro" è stato quello di vedersi negata la formazione (perchè non ha senso investire in qualcuno che ha intenzione di lasciare l'azienda).

A seguire le tre assemblee dei lavoratori chiamati a decidere sul da farsi di fronte questa ennesima chiusura da parte dell'azienda. La maggioranza dei lavoratori ha espresso la volontà di non desistere e tentare ancora tutte le strade per provare ad approdare ad una soluzione ragionevole della crisi. Sebbene i pareri dei dipendenti abbiano palesato soluzioni piuttosto variegate esistono ancora la disponibilità e la volontà da parte dei più a riprendere l'agitazione a tornare ai cancelli per ribadire i nostri diritti fino a che ce ne sarà la necessità.

venerdì 27 maggio 2011

Comunicato

A seguito dell'ennesimo muro contro muro aziendale, OO.SS. ed RSU di Askoll P&C hanno deciso di abbandonare il tavolo delle trattative . Oggi sono previste assemblee nello stabilimento al fine di decidere sul da farsi.

ore 12.00 - 13.00
ore 14.00 - 15.00
ore 20.30 - 21.30

giovedì 26 maggio 2011

Intervista a Elio Marioni (La Domenica di Vicenza) - Ottobre 2010

A quanto pare il nostro patron, già ad ottobre 2010 aveva le idee abbastanza chiare su cosa fare degli stabilimenti piemontesi ... leggete qui (ci siamo permessi di aggiungere tra parentesi qualche commento):


Marioni: "Marchionne, giusta la predica, sbagliato il pulpito"

«Le cose che dice Marchionne penso siano vere come sono vere anche alcune doverose precisazioni» ... ci dice Elio Marioni, presidente del Gruppo Askoll.


«Credo infatti che si debba fare una doverosa premessa. La FIAT ha fatto la parte del leone nell'industria italiana, beneficiando di finanziamenti di tipo assistenziale (e fin qui non ci piove). È l'esempio più eclatante di un sistema che ha fatto il suo tempo, ha avuto a disposizione tutti i marchi automobilistici, ha avuto il mercato a disposizione, ha governato direttamente o indirettamente Confindustria (ma perchè poi te la sei presa tanto quando non ti hanno eletto presidente dell'unione industriale di Vicenza ?) ed ha avuto un ruolo decisivo nel processo di sindacalizzazione del nostro Paese (proprio questi sindacati non ti vanno giù vero ? E' impensabile che i lavoratori possano essere tutelati!). Nell'ultimo governo di centrosinistra c'erano sette ministri di provenienza torinese e chi più e chi meno aveva avuto a che fare con la FIAT (e qui si evince che la cosa ti da non poco fastidio). Penso siano cambiati i suonatori ma la musica sia sempre la stessa. Io ho difeso l'Italia in tutti i modi e le maniere (spostando le produzioni all'estero ??? grandioso!), sperimentando situazioni analoghe a quelle di Marchionne.
Diciamo che il pulpito da cui parla è quello sbagliato, ma dice cose corrette. Le società estere del gruppo Askoll creano utili che vengono fagocitati dalla parte italiana. In Italia due aziende su 5 mangiano quello che viene fatto all'estero. (sarà un caso ma le due aziende citate saranno proprio gli stabilimenti di Castell'alfero e Moncalieri ?). Potrei non fare più nulla qui per aumentare la redditività (ma poi come fai a costruire l'ippodromo per tua figlia ?). È un sistema che va corretto e credo che la correzione più semplice sia quella dettata da un sistema liberale, che consenta alle imprese di fare quello che si deve (cioè sbattere quanta più gente si può in mezzo a una strada?), alimentando delle forme di assistenza in maniera alternativa rispetto ad oggi (l'unica cosa che alimenti è il tuo portafoglio, bella alternativa)».


Perché la parte italiana della sua azienda brucia quello che viene guadagnato all'estero?
«Ci sono capitoli di spesa pesanti, un eccesso di costi o spese aggiuntive rispetto agli altri Paesi vuoi per il lavoro impiegatizio che per quello dirigenziale (ma se in holding avete dirigenti e consulenti pure per pulire i cessi!) o operaio. Le burocrazie poi, con difficoltà a livello di regolamentazione dei rapporti sindacali. Nel mio caso vi sono difficoltà legate ad aziende avviate verso la crisi (ce le hai avviate tu verso la crisi!), di stabilimenti allocati nell'area di Torino (eccolo! ora si che la cosa è chiara). Ripeto, Marchionne dice cose corrette che non dobbiamo dimenticare il pulpito». (certo che se sugli stabilimenti italiani carichi anche le spese relative alle multe che prendete con le auto aziendali siamo a posto ...).


Vicenza sempre meno italiana. L'export va meglio del mercato interno?
«Sarei cauto sui dati relativi all'export. Posso portare l'esempio della mia azienda, cresciuta rispetto al 2009 di 15 punti nelle esportazioni (ci credo hai acquisito EAME che ti ha letteralmente aperto il mercato in Europa e in asia e ora che hai il mercato vuoi chiudere gli stabilimenti italiani ? Bravo!). Un dato positivo ma che se viene paragonato al periodo pre-crisi ci parla di una ripresa non ancora sufficiente. Siamo tutti ben lontani dall'essere riallineati con il 2008».

Piccola storia di Plaset

Plaset fondata nel 1975 dall'ing. Cottino, con sede a Moncalieri è il marchio che ha contraddistinto le pompe di scarico per lavatrici e i ventilatori per forni, cappe e  tangenziali  prodotti prima in maniera indipendente e successivamente sotto l' ombrello della multinazionale americana Emerson.
Dall'ottobre 2008 lo stabilimento produttivo di Moncalieri fa parte del gruppo Askoll (concorrenti) ed è une delle sedi produttive del gruppo dedicata alla produzione di pompe di scarico per lavatrici....
Arriviamo ai primi di Maggio, l' Askoll comunica la chiusura dello stabilimento per crisi: 208 lavoratori a casa dopo un investimento di circa 9 milioni di Euro.
24 maggio 2011 al termine dell' incontro che si è svolto a Torino presso la Regione Piemonte, l' Askoll ritira la procedura di cessata attività .  Per evitare la chiusura si avvarrà della cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale....La storia continua e oggi con questo Blog ogni lavoratore può condividere le proprie emozioni e disperazioni raccontare i momenti di lotta davanti ai cancelli e sperare in una conclusione il meno triste possibile.

Aggiornamento sullo stato delle trattative

La riunione indetta ieri sera dalle OO.SS. e dalle RSU di Askoll P&C presso il teatro comunale di castell'Alfero ha evidenziato come le posizioni di sindacato ed azienda siano ancora molto lontane per quanto riguarda il livello occupazionale garantito e come il piano presentato dall'azienda sia puramente teorico, una mera equazione che non tiene assolutamente in nessun conto la realtà produttiva e le problematiche ad essa correlate.
In realtà questo è l'unico aspetto sul quale ci si sta confrontando da ormai due giorni. Ogni altra discussione, quale ammortizzatori sociali, incentivi, ecc ... passa in secondo piano in quanto funzione di questo unico punto cardine.
Ad oggi l'azienda propone di mantenere a regime un totale di 146 addetti fra operai diretti, indiretti e struttura (la metà meno uno degli attuali 293 - sarà un caso ?). Rimane inoltre arroccata sui numeri necessari per la produzione del nuovo askoll motor e sulla assoluta impossibilità di mantenere a Castell'Alfero parte della produzione del motore a collettore destinata al cliente whirlpool Napoli, quantità che sarebbe necessaria al raggiungimento delle fatidiche due turnazioni piene già più volte da noi auspicate.
Ancora una volta i relatori hanno evidenziato come il binomio Gallio-Mastelli tenda a portare sistematicamente la trattativa sul piano del nervosismo tentando di sfiancare con continue sospensive e riprese gli interlocutori, facendo affermazioni provocatorie, rimettendo continuamente in discussione concetti che sembravano già chiariti, addirittura interrompendo i suoi stessi dirigenti chiamati a chiarire aspetti tecnici nel momento in cui le domande poste dal sindacato non sono gradite, o forse temendo che le risposte possano in qualche modo metterli in difficoltà. Ancora una volta i numeri diventano entità soggettive, costruiti e smontati a piacere a seconda di quello che si intende dimostrare. Un film che purtroppo ci siamo abituati a vedere.
In buona sostanza l'impressione è che questa trattativa sia decisamente in salita e che l'azienda ci stia mettendo il così detto carico da undici per mantenere questo status il più a lungo possibile.
Non vale a molto che l'amministratore delegato Alessandro Beaupain ci venga a dire che Askoll crede nello stabilimento di Castell'Alfero, che vuole farne un polo di eccellenza se poi nella pratica chi è delegato per l'azienda a gestire il tavolo delle trattative dimostra nei fatti l'esatto contrario. Se non ci sono i volumi, se non ci sono piani concreti per portare nuovi progetti e nuove produzioni queste rimangono solo parole, puro e semplice ricambio d'aria ai polmoni.
Domani alle ore 14.30 riprenderà la trattativa presso l'Unione Industiale. L'azienda sa cosa vogliamo e sa che non siamo disposti a farci prendere in giro. Tutti noi ci auspichiamo che prevalga il buon senso e che si possa chiudere il tavolo al più presto e nel migliore dei modi possibile.

mercoledì 25 maggio 2011

Dottor Jekyll e mister Hyde

Curiosando qua e là su internet mi sono saltati all'occhio alcuni articoli comparsi a partire dal 2009 fino ad oggi riguardanti il progetto per la costruzione di un centro ippico in quel di Dueville (Vicenza). Progetto per il quale è previsto un investimento di oltre 20 milioni di euro, fortemente voluto da Elio Marioni, il proprietario di Askoll.
Inutile dire che, come in tutto quello che riguarda direttamente o indirettamente Askoll ed il suo patron Marioni, si sprecano fiumi di parole nel descrivere quest'opera faraonica, 25 ettari di terreno in cui sorgeranno, oltre ad una struttura destinata all'equitazione, anche un palazzetto dello sport, un parcheggio da 3000 posti auto ed aree destinate a bar e ristoranti.
Il progetto, partito quasi 8 anni fa, ha subito però cozzato con i regolamenti locali, poichè la zona su cui sarebbe dovuto sorgere il centro equestre era da più di vent'anni area agricola con vincoli di inedificabilità assoluta e paesaggistici, tanto che la provincia di Vicenza lo ha  stoppato costringendo il Marioni a ricorrere addirittura al TAR, presso il quale il ricorso risulta tuttora pendente.
Ora (ed è notizia dei primi di febbraio 2011) sembrerebbe che il progetto abbia subito una svolta e sia emersa la possibilità di realizzare il centro equestre in quel di Caldogno, comune a pochi chilometri di distanza da Dueville.
Nell'incontro di presentazione del progetto Marioni, oltre chiaramente a descrivere tutti i vantaggi portati da quest'opera all'indotto (ristoranti, alberghi, strutture turistiche ecc ...) ha affermato: "La struttura darà lavoro in maniera continuativa ad almeno 50 persone", e ancora che questa sarà "Un'opportunità di svago e intrattenimento gratuito vicino a casa".

Tutto questo stride, stride il fatto che questa persona, incensata e considerata al pari di un benefattore dalla comunità locale, sia disposta ad investire oltre 20 milioni di euro per creare 50 posti di lavoro (o forse più che altro per realizzare una specie di tempio intitolato alla sua persona), mentre a qualche centinaio di chilometri di distanza non si sarebbe fatta scrupoli a buttare in mezzo ad una strada 400 persone (senza considerare gli eventuali licenziamenti conseguenza dei danni provocati nell'indotto); 400 famiglie già duramente provate da un anno di cassa integrazione e che fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
Stridono le sue parole altisonanti "Il mio principio guida è non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te! Se portiamo questo ideale anche nel mondo dell’imprenditoria allora è naturale comportarsi eticamente, rispettando le leggi e i diritti dei lavoratori, ma anche sostenendo e proteggendo l’ecosistema" con quanto oggi sta succedendo qui in Piemonte.
Stridono ancora una volta i due pesi e le due misure adottati in parti diverse di quella stessa Italia della cui industria ed imprenditoria il nostro si dice difensore e sostenitore.

Ma allora chi abbiamo dinnanzi? Una specie di dottor Jekyll e mister Hyde? Probabilmente no, forse molto più semplicemente un piccolo imprenditore infarcito di vanagloria, assolutamente disattento verso i problemi reali delle persone e teso a realizzare sempre più utili al pari di un qualsiasi altro imprenditore americano, indiano o cinese che sia ... con buona pace dei suoi dipendenti e di tutti coloro che per i motivi più disparati si vengono a trovare sulla sua strada.

p.s.

martedì 24 maggio 2011

Riflessioni

In assenza di un piano industriale da parte di Askoll, siamo qui a fare alcune considerazioni. Ben consci che saranno necessari sacrifici, e non da poco, siamo qui a chiedere che venga garantito un futuro allo stabilimento ed ai lavoratori di Castell’Alfero. Per raggiungere questo scopo, si deve realizzare una condizione imprescindibile, devono essere riportati a Castell’Alfero i volumi del motore universale in quantità tale da alimentare le nostre linee di montaggio almeno su due turni.
Attualmente la turnazione sul motore MCA ruotava su 3 turni, 2 di lavoro e 1 di riposo forzato, più un certo numero di addetti, superstiti del 4° turno MCA, che già in passato erano stati spostati alla lavorazione del motore per ventilazione tangenziale ed in seguito sull’Askoll Motor.
Passare a soli 2 turni MCA significherebbe quindi rinunciare ad un turno intero di addetti, che è un sacrificio comunque enorme, ma di entità comunque ben diversa da quanto prospettatoci dalla Proprietà Askoll.
Questo riporterebbe anche il salario dei superstiti addetti al motore MCA a livelli dignitosi , dopo anni di sacrifici e di salario ridotto, conseguente alla turnazione anomala.

Piccolo suggerimento in termini di efficienza/redditività ... parlando di Slovacchia e Romania ... non sarebbe il caso di sfoltire le mandrie di indiretti che abitualmente bivaccano in produzione armati di cartelletta blu ? Che incarichi hanno? A chi rispondono? Visto che è un dato di fatto (come risulta da documenti ufficiali di Audit interno) che i controlli di processo non vengono fatti o vengono eseguiti in maniera approssimativa, altrettanto dicasi dei controlli di setup, tanto per fare qualche esempio, a che pro voler mantenere questo stato di fatto in una congiuntura come questa? E allora tagliamo un pò di rami secchi nelle cosiddette low cost countries e aumentiamo ulteriormente il margine di redditività in questi siti, così da poter dare un pò di respiro e stabilità  agli stabilimenti Italiani, senza contare che riportando volumi MCA in Italia, si potrebbe sensibilmente ridurre anche il numero dei diretti di produzione. Ma dove sta scritto che i sacrifici li dobbiamo fare sempre tutti noi qui in Italia?

23/05 nulla di fatto

Nulla di fatto nell'incontro odierno tenutosi presso l'Unione Industriale della provincia di Asti fra Askoll e rappresentanze sindacali. Si riprenderà domani alle ore 9.00. Tutti noi speriamo che l'azienda finalmente voglia mettere sul tavolo delle proposte serie e dimostri la volontà di voler trovare una soluzione a questa crisi. Troppe volte siamo stati presi in giro e questa volta non siamo disposti a "porgere l'altra guancia".
Se il fatto di aver ottenuto il ritiro della procedura di mobilità per cessazione parziale di attività per qualcuno può sembrare un risultato comunque accettabile, il fatto di non avere alcun tipo di garanzia su un piano industriale e su dei volumi di produzione significa solamente aver spostato il problema di un anno. Questa non è una soluzione, ma solamente il prolungamento di un'agonia.

venerdì 20 maggio 2011

Tregua ...

A seguito dell'incontro di oggi fra azienda e rappresentanze sindacali è stato deciso di rimuovere temporaneamente il presidio e di interrompere lo stato di agitazione. L'attività produttiva riprenderà il 23 maggio alle ore 5.30.
L'azienda ha ritirato le procedure di cassa integrazione per cessazione parziale di attività e per crisi aziendale con una nuova procedura di CIGS per ristrutturazione aziendale di 12 mesi a decorrere dal 8/6/2011.
Lunedì 23/5 alle ore 9.30 è prevista una nuova riunione presso l'Unione Industriale della provincia di Asti allo scopo di definire tecnicamente i termini dell'accordo.

giovedì 19 maggio 2011

Trattativa: si riparte ...

Si è concluso poco dopo le ore 13 di oggi l'incontro in Regione Piemonte fra le rappresentanze di Askoll, le OO.SS. ed i rappresentanti delle istituzioni.
L'incontro, supportato da un nutrito gruppo di dipendenti degli stabilimenti di Castell'Alfero e Moncalieri, è iniziato poco dopo le 10 dopo un breve preliminare fra Istituzioni ed azienda. La partenza è apparsa da subito in salita, l'azienda ha palesato fin dalle prime battute poca chiarezza tanto che gli stessi rappresentanti delle istituzioni hanno dovuto richiedere una sospensiva per tentare di riportare il tavolo nella giusta direzione.


La plenaria è iniziata con la classica contraddizione aziendale: in ristretta vengono espressi alcuni concetti e  la chiusura inevitabile dello stabilimento di Moncalieri. Per il sito di Castell’Alfero le prerogative sono di sviluppo ma con una fase di start-up che richiede sforzi e tempistiche lunghe. Dopo la solita introduzione ad effetto (Askoll un mondo di felicità e sicurezza) da parte della Gallio, e qualche schermaglia, il consulente aziendale si lancia in affermazioni che riguardano introduzioni di nuove lavorazioni nel sito di Moncalieri tra lo stupore generale;  l’assessore regionale Porchietto domanda spiegazioni di come nella ristretta precedente questo non fosse emerso. Ne conseguono arrampicate e acrobazie sugli specchi con la speranza di riacquistare credibilità. Mastelli prosegue i suoi interventi con affermazioni arroganti sulla condotta dell’incontro irritando e indisponendo le istituzioni presenti al tavolo.


L'incontro è terminato, per quanto riguarda il nostro stabilimento con un'apertura riguardo al ritiro delle due procedure di cassa integrazione, una per chiusura (212 addetti) e una per crisi (80 addetti) a favore del prolungamento di un anno dell'attuale cassa straordinaria per ristrutturazione.
Questo sarà il punto di partenza per l'apertura di un tavolo di trattativa che inizierà presumibilmente già da domani. In questa sede le rappresentanze sindacali faranno le loro rivendicazioni. Un piano industriale chiaro ed attendibile, un percorso certo per le persone che lavorano in azienda, il mantenimento in piemonte di alcune produzioni altrimenti già destinate agli stabilimenti esteri, incentivi all'esodo.
Tale accordo dovrà poi necessariamente essere sottoscritto in sede regionale insieme ai rappresentanti delle istituzioni che hanno partecipato all'incontro di oggi.
Senza queste condizioni non esistono i presupposti per terminare la protesta e sciogliere il presidio di fronte allo stabilimento.

Un ringraziamento va ai rappresentanti delle istituzioni (comnuni, provincie e regione) che hanno reso possibile con il loro patrocinio questo primo passo, fondamentale, verso una soluzione del nostro caso.

mercoledì 18 maggio 2011

Apertura ?

Questo pomeriggio dalle ore 15 alle ore 17.30 circa si è svolto, su richiesta della proprietà, un incontro fra le rappresentanze sindacali di Askoll P&C di Castell'Alfero e l'azienda. Sembra ci sia stata un'apertura dell'azienda rispetto alla possibilità di aprire un tavolo di trattativa. In vista dell'incontro di domani in regione questo potrebbe essere un buon segno, ma visti i precedenti sarà necessario attendere il termine dell'incontro di domani per capire la reale volontà dell'azienda di chiudere in modo positivo la crisi.
Domani alle ore 7.30 una rappresentanza delle maestranze di Askoll P&C partirà in autobus per quel di Torino per supportare i nostri rappresentanti in questo difficile appuntamento.

Il coraggio di andare contro corrente

Queste poche righe sono rivolte a quanti, nonostante le ripetute dimostrazioni di totale inaffidabilità da parte dell'azienda, non sono convinti che l'azione intrapresa in questi giorni sia la via migliore per far valere le nostre rivendicazioni.
La bellezza di vivere in una democrazia è proprio che ognuno può avere le sue convinzioni e manifestarle liberamente senza dover temere per se stesso.
Proprio per questa ragione diciamo a coloro che in questi giorni hanno lavorato di nascosto presso fornitori o da casa che a nostro parere stanno sbagliando e stanno mettendo a repentaglio lo sforzo di quasi trecento persone che hanno scelto a maggioranza di mettersi in gioco e di pretendere risposte chiare e un percorso certo per il nostro stabilimento.
Non è nascondendosi o lavorando di nascosto che si può cambiare l'atteggiamento della proprietà, purtroppo siamo arrivati ad un punto in cui solo un'azione energica e determinata può portare a qualche risultato. A queste persone dico: "se volete lavorare, se siete veramente convinti che lo sciopero e la protesta non siano la via da percorrere, se in coscienza non state facendo quello che fate solo nella speranza di salvare solo voi stessi, allora venite anche voi davanti ai cancelli ed abbiate il coraggio di dirlo davanti a tutti. Mettetevi in gioco anche voi e giocate a carte scoperte".

Un gruppo di lavoratori in lotta

Incontro in Regione Piemonte

Per domani giovedì 19 Maggio 2011 è stato convocato un'incontro in Regione Piemonte per esaminare la situazione della Askoll. All'incontro sono stati invitati oltre alla rappresentanza di Askoll e le RSU aziendali e provinciali anche l'assessore al lavoro della provincia di Torino dott. Carlo Chiama, l'assessore alle attività produttive della provincia di Torino dott.ssa Ida Vana, l'assessore al lavoro della prov. di Asti dott. Marco Versè, il sindaco del comune di Asti dott. Giorgio Galvagno, l'assessore al lavoro del comune di Moncalieri dott. Francesco Maltese, il sindaco del comune di Castell'Alfero sig. Fernando Tognin.

si da seguito alla comunicazione:

Oggetto: convocazione incontro

Con la presente, si comunuca che, a seguito della richiesta d'incontro pervenuta nei giorni scorsi dalle OO.SS. , d'intesa con l'assessore Massimo Giordano, è indetta una riunione il giorno 19 maggio p.v. alle ore 9,30 presso la sede della Regione Piemonte - Via Magenta 12 - sala Magenta - Piano terra, per un esame della situazione Askoll.
Certi della vostra partecipazione si coglie l'occasione per porgere cordiali saluti.

Claudia Porchietto

lunedì 16 maggio 2011

La mia esperienza da "illuso"

Volevo portare a conoscenza di tutti la mia esperienza in Askoll come uno dei tanti "ILLUSI". Nasco in C.E.SET. a febbraio del 1991 come operaio di linea ed insieme ai miei colleghi assemblavamo manualmente circa 850 motori per turno. Dopo circa due anni vengo chiamato a ricoprire il ruolo di disegnatore presso l'ufficio di industrializzazione. Incomincia così una crescita esponenziale sia a livelli professionali che in termini di produzione. Diventiamo leader europei nella fornitura di motori elettrici per il mercato del bianco, incominciamo una stretta collaborazione con un'azienda per la ricerca dei punti deboli nel processo e l'analisi di tutto quanto è possibile per stabile come individuare difettosità e perdite di efficienze. Veniamo menzionati anche su alcuni libri del settore proprio come "il caso C.E.SET." Pensate ho persino partecipato ad una conferenza organizzata dall' IRI per la riduzione dei tempi di set-up ... insomma ero fiero di sentirmi parte integrante di un gruppo pieno di entusiasmo e voglia di crescere.......TUTTI CI CREDEVAMO e i numeri ci davano ragione. Poi un giorno Emerson decide di vendere ed in quattro anni raggiunge l'obbiettivo. Finiamo così in mano ad un gruppo italiano e a detta loro il nostro futuro è assicurato. Solo che questo gruppo è decisamente inferiore al nostro un pò in tutto e questo stride con noi, due grossi stabilimenti in Italia a Castell'Alfero e Moncalieri, uno enorme in Slovacchia e uno grande in Romania e in Cina. Come riusciranno a gestire un gruppo da migliaia di dipendenti oggi quando fino a ieri hanno gestito unità con al massimo un centinaio di dipendenti ? Beh semplice loro sono Vicentini ... Si presentano in azienda con un video dove per farci capire bene il concetto, siccome noi piemontesi sia dei buoni a nulla, ci fanno vedere delle "oche" che volano dicendoci che loro seguono sempre tutte insieme la rotta dettata dal capo branco: insomma fanno gruppo! Ma come !? Noi fino al loro arrivo proprio del lavoro di gruppo, anzi in team, avevamo fatto una vera e propria fede era il nostro punto di forza! Successivamente presentano piani dove l'occupazione sarebbe stata si ridimensionata ma con numeri che lasciavano davvero margini di crescita. Vogliono insomma creare del nostro sito un punto strategico per lo sviluppo di nuovi piattaforme e lanciano un nuovo motore "rivoluzionario" che avrebbe dovuto sostituire l'attuale motore universale "molto maturo". Ma come ? Questa mela marcia produce ancora un utile, senza dubbio non del 22% ma comunque sempre un'utile! Insomma i dubbi incominciano a crescere e intanto al mio gruppo di lavoro viene chiesto uno sforzo per iniziare una stretta collaborazione presso uno degli stabilimenti di vicenza. Inizialmente non si è d'accordo e successivamente ci viene proposta questa collaborazione come un'opportunità da non perdere, avremmo mantenuto saldo il nostro posto di lavoro ed in più avremmo collaborato come ufficio esterno laddove se ne presentasse la necessità. Nessuno avrebbe perso il lavoro eventualmente ci sarebbe stato uno spostamento da un ufficio all'altro. Inizio così a gennaio del 2010 il mio distacco e la collaborazione con questa nuova struttura. Tutto ha funzionato bene e dopo due mesi (questo era stato definito come periodo) mi viene chiesto un ulteriore percorso di circa 4 mesi. Insomma sembravano contenti e quindi accetto. Termino il mio distacco alla fine di maggio con i ringraziamenti e la soddisfazione per quanto fatto. Considerate che con il distacco non prendi una lira in più a differenza della trasferta. Ma per il mantenimento del proprio posto di lavoro io a differenza di altri ho accettato. Insomma nonostante tutto ero contento. Al ritorno mi accorgo che il clima era cambiato gli attriti con i colleghi si fanno forti e in effetti questo è il mio più grande rimorso, quello di aver per un certo senso aver fatto la guerra tra noi poveri. Arriviamo tra alti e bassi al nove di novembre quando mi viene detto di non far parte più del piano industriale. MI SI E' GELATO IL SANGUE. Non ho vergogna a dire che mi sono messo a piangere. Ma come ? Dopo tutti i trascorsi, dopo la Slovacchia, dopo due anni di Romania, dopo il distacco dove solo in due sappiamo usare i loro programmi, solo in due abbiamo accesso ai loro archivi, dopo tutte le rassicurazioni del caso vengo messo alla porta come il peggiore dei dipendenti, come lo scarto degli scarti, come se fossi feccia e inutile ! Beh in effetti devo dire che dopo un energico sfogo senz'altro esagerato mi dicono che si prendevano 15 giorni di tempo per rivedere la situazione. Prima di Natale vengo chiamato dai miei superiori che mi confermano la scelta. Avete idea di come ho vissuto non 15 giorni ma ben per un mese con quella spada nella schiena ? Ma in effetti loro sono vicentini e a loro tutto è permesso. Non sono certo che il sig. MARIONI, gran capo del gruppo, sia a conoscenza della scelta perchè in quel di dueville è considerato come un bravo uomo che aiuta tutti! Verso la metà di gennaio vengo chiamato dalla signora responsabile delle risorse umane che mi conferma che avremmo cessato la nostra collaborazione nei mesi a seguire..... sei, otto mesi insomma da definire, ma che ci saremmo sentiti strada facendo. Ad oggi secondo voi qualcuno ufficialmente mi ha detto qualcosa ? Ovvio, no di certo. Ho una famiglia con moglie e due bambine e un'età dove non sei vecchio ma quelli giovani hanno un'età decisamente inferiore alla tua.
Tutto questo per sottolineare come di fronte al puro ritorno economico e al puro guadagno tutto è lecito. Nessuno scrupolo per nessuno. Ma attenzione: il messaggio che oggi tutti trasmettono è ATTENZIONE ALLA CINA! No attenzione a quegli imprenditori che per straguadagnare trasferiscono tutto in Cina. A sentir loro non guadagnano ... NON GUADAGNANO! Guardate il loro tenore di vita ... e traete voi le vostre conclusioni.
Marco

Le ragioni della protesta

Ci voleva un imprenditore italiano, il signor Elio Marioni, per portare una delle aziende storiche dell'astigiano, la ex CESET di Castell'Alfero, sull'orlo del baratro. Fondata nel 1977 dall'ing. Cottino e successivamente acquisita nel 1989 dalla multinazionale americana Emerson Electric, produce motori elettrici per il mercato del bianco. Azienda leader a livello europeo vanta fra i suoi clienti tutti i maggiori produttori di elettrodomestici.
Ceset, insieme a Plaset ed agli stabilimenti ubicati in Slovacchia, Romania e Cina è stata acquisita dal gruppo Askoll di Vicenza nell'ottobre 2008.
La notizia dell'acquisizione da parte di un gruppo industriale italiano aveva portato una ventata di speranza e di ottimismo negli oltre 650 addetti occupati nei due stabilimenti italiani del gruppo, Castell'Alfero appunto e Moncalieri. Purtroppo quest'ottimismo, alimentato anche dalle parole dello stesso Marioni, che annunciava investimenti e vantava l'italianità della sua azienda, è stato molto presto spazzato via dalla dura realtà, da subito la proprietà annunciava la volontà di continuare la delocalizzazione della produzione avviata dagli americani di Emerson a favore degli stabilimenti slovacco e rumeno e conseguentemente annunciava tagli al personale.
L'unica contropartita da parte dell'azienda è stata la promessa dell'avviamento della produzione, presso lo stabilimento di Castell'Alfero, di un nuovo motore - l'askoll motor. Motore che a tutt'oggi presenta numerosi problemi legati alla sua industrializzazione - già da parecchi anni Askoll tentava invano di industrializzarlo - e per il quale non ci sono volumi sufficienti a far pensare alla possibilità di tenere in piedi uno stabilimento come quello di Castell'Alfero nato e pensato per ben altri volumi di produzione e numero di addetti.
Anche questo progetto comunque presentava il suo rovescio della medaglia, ovvero l'abbandono da subito da parte di Askoll del progetto di un nuovo motore CESET/Emerson già pronto per la produzione.
Questa strategia scellerata è continuata fino ad oggi, fino cioè alla notizia data dall'azienda di voler chiudere lo stabilimento di Moncalieri e di abbandonare la produzione del motore universale a Castell'Alfero, questo prima ancora dell'avvio del nuovo askoll motor. Risultato 212 esuberi sui 292 addetti ancora in forze allo stabilimento, gran parte dei quali già in cassa integrazione straordinaria da oltre un anno. Ma non solo, poichè anche per gli 80 addetti che rimarrebbero in forza verrebbe aperta una procedura di cassa integrazione. Nessuna sicurezza di nessun tipo quindi, per nessuno.
Ancora una volta l'azienda ci ha presi in giro smentendosi e rinnegando quanto concordato in Regione Piemonte, ovvero che il processo di riorganizzazione dei siti piemontesi avrebbe previsto e un adeguamento complessivo della struttura che avrebbe richiesto a Moncalieri 158 persone e a Castell’Alfero 204, consentendo, grazie agli investimenti e al recupero di competitività, di mantenere le produzioni in Italia e di rendere sostenibile lo sviluppo dell’azienda.
Due anni di dichiarazioni e di puntuali smentite che hanno letteralmente sfiancato e demotivato i lavoratori. Un' esperienza per molti devastante, fatta di promesse sulla presunta sicurezza del posto di lavoro, poi puntualmente disattesa nei fatti. "Divide et impera" dicevano gli antichi romani, e questa è stata dal 2008 la politica perseguita dal dipartimento risorse umane, capitanato dalla signora Miriam Gallio e dal suo fido scudiero Mastelli. Dividere i lavoratori con false promesse per poter meglio perseguire i proprii fini. E dire che sul sito Askoll si legge: "Per Askoll la centralità dell’uomo è un valore fondamentale ed irrinunciabile che caratterizza il sentire e l’agire di tutte le Unità del Gruppo".
Poi a esasperare la situazione anche la guerra dei numeri. Dichiarazioni su perdite e ricavi, mai uguali da una volta all'altra. Numeri che diventano da dato oggettivo, informazione soggettiva da usarsi a seconda delle occasioni. L'impressione è che da subito la proprietà abbia deliberatamente fatto ogni sforzo per affossare i due stabilimenti italiani, caricando su di essi tutta una serie di costi esorbitanti a giustificazione della decisione di ridurre personale e delocalizzare la produzione all'estero. Tecnicamente tutto legale, certo, ma sicuramente ancora una volta smentendo palesemente nei fatti quanto pubblicamente dichiarato e dimostrando un completo disinteresse per le persone.
Queste ragioni, ed in particolare la totale inaffidabilità delle dichiarazioni dell'azienda, ci ha portati, dopo una lunga e sofferta riflessione comune, a dire basta e ad intraprendere questa protesta. La speranza è che questo ulteriore grande sacrifico possa portare a qualche risultato e che almeno una volta lo spirito di solidarietà e l'interesse della collettività prevalgano sulla ricerca del maggior profitto a tutti i costi.

p.s.

Parole, solo parole.

Che il passaggio da una multinazionale ad un'azienda padronale sarebbe stato un cambiamento difficile da affrontare molti forse lo avevano già messo in conto. D'altra parte un azienda che conta a malapena 500 dipendenti che ne incorpora una da 3000 non è cosa da tutti i giorni. Fin dai primi mesi successivi all'acquisizione da parte di Askoll è apparso chiaramente che le opinioni e le idee dei dipendenti degli stabilimenti piemontesi in materia di gestione e organizzazione del lavoro avrebbero pesato poco o niente. Nei casi migliori siamo stati messi di fronte al fatto compiuto spacciato per "condivisione" - strana interpretazione del termine a dire il vero.
All'insegna della "semplificazione" sono stati fatti tagli e riorganizzazioni che poco hanno a che vedere con l'ottimizzazione dei processi aziendali, semplicemente il principio ispiratore della cosidetta innovazione è stato "Se qualcosa a Vicenza non c'è o non si fa vuol dire che non serve", non tenendo in alcun conto che le due aziende presentavano numeri e volumi non confrontabili. E' partito così quel processo definito "askolizzazione", termine che molto ricorda nel suono e nei fatti quello di colonizzazione.
Qualsiasi richiesta di chiarimento riguardo alle motivazioni ispiratrici delle scelte aziendali è stata puntualmente evasa dalla dirigenza nascondendosi dietro alla proprietà, questo sia che si trattasse di scelta dei fornitori fino alla banale scelta del modello degli apparecchi telefonici. Possibile che il signor Marioni si prenda anche la briga di scegliere a chi dare un telefono e addirittura scieglierne il modello ? Se così fosse allora il signor Marioni potrebbe tranquillamente fare a meno di molti di quei fedelissimi cagnolini che gli scodinzolano intorno aspettando pazientemente che rimanga qualche briciola di potere anche per loro.
Il nostro ha anche dalla sua un indubbio amore per l'estetica e per l'apparenza, basta fare un giro a Vicenza per capire quanto l'apparenza abbia la sua importanza nella vita dell'azienda. Bei locali, cura per i dettagli e per l'arredamento, ma dietro a tutto questo ben poco se non tanta arroganza e la presunzione che l'unico modo giusto di agire sia quello vicentino. D'altra parte uno dei primi "investimenti" fatti per il nostro stabilimento è stato ridipingere esterni ed interni. A seguire è stata la volta della ridisposizione degli uffici, quasi a voler cancellare anche nell'apparenza ogni traccia di Emerson. In sostanza non è importante quello che si è ma come si appare.
Come in ogni azienda che si rispetti anche l'informazione ha il suo peso. O forse sarebbe meglio dire la disinformazione sistematica. Chi abbia avuto l'occasione di dare uno sguardo, anche solo fugace, al sito internet di Askoll sicuramente si è fatta un'idea dell'azienda ben lontana dalla realtà. Una specie di eden dove tutti lavorano felici all'ombra delle ali protettrici del padrone. L'esperienza di due anni ci ha purtroppo messi di fronte alla realtà di un'azienda che non ha alcun ripetto per la persona e che anzi persegue i suoi fini mettendo i dipendenti l'uno contro l'altro, innescando così la più classica delle guerre fra i poveri. Numeri utilizzati soggettivamente, promesse fatte e mai mantenute. Volendo utilizzare il titolo di una canzone per descrivere tutto ciò si potrebbe usare "Parole Parole Parole".

p.s.