giovedì 30 giugno 2011

Un saluto


Ciao,
è venuto anche per me il momento di lasciare questa azienda. Chiedo scusa a tutti quelli che avrei dovuto salutare personalmente e che non ho salutato, ma non sono tagliato per gli addii, e poi Asti in fondo è piccola. Dopo quasi 17 anni è veramente complicato riuscire a trovare parole che non siano banali o scontate. Mi ritornano alla mente i periodi in cui era difficile trovare parcheggio, in cui quest'azienda era il fiore all'occhiello dell'economia astigiana, in cui dire "lavoro in CESET" suscitava ammirazione ... tempi lontani ... passati purtroppo, ora rischi che ti venga negato anche solo il finanziamento per il televisore..
Se da un lato il distacco è duro, ho trascorso in questa azienda la quasi totalità della mia vita lavorativa, da un altro è però anche un grande sollievo, l'ultimo periodo è stato tutt'altro che facile, ma è comunque servito a qualcosa, ad esempio a capire con chi ho condiviso questi anni di lavoro poichè è nei momenti difficili che la vera natura delle persone emerge e si rivela per quello che è, ma soprattutto mi è servito a rivedere e ricollocare i valori in cui credo nel giusto ordine.
Andandomene, rifletto su quanto ho potuto lasciare di buono e su quanto mi porto dietro. Se qualcosa di buono ho lasciato non sta a me giudicarlo, con me porto soprattutto l'amicizia dei pochi colleghi con i quali sono riuscito ad instaurare un rapporto vero e sincero e che sono sicuro durerà negli anni a venire. Tutto il resto non merita alcuna menzione.
A chi resta e a chi, come me, è destinato ad uscire auguro tanta, tanta fortuna (che ne abbiamo tutti bisogno) e auguro di riuscire a trovare una dimensione giusta in cui ci sia spazio per la realizzazione professionale, ma anche e soprattutto per quella umana perchè se è vero che il lavoro ci permette di portare a casa il pane per vivere, che vita sarebbe senza qualcuno con cui condividerlo ?

p.s.

mercoledì 15 giugno 2011

(Non) creare lavoro ?

Più di un anno fa compariva, affisso in posizioni strategiche qua è la per lo stabilimento, l'annuncio dell' avvio del progetto aziendale denominato "Creare Lavoro". Lodevole iniziativa invero, volta ad agevolare la ricerca di un nuovo posto di lavoro a tutti coloro che lo avessero desiderato ... già, a tutti coloro che lo avessero desiderato. Nessun vincolo quindi, nessuno escluso. "Strano!", mi sono detto, ma poi considerato anche il momento difficile ho superato i dubbi iniziali e vi ho aderito. Mi sono recato dalla persona che in azienda era stata incaricata di seguire il progetto, ho compilato un modulo ... et voilà ... fatto.
Il giorno dopo già i primi risultati, mi chiama il mio capo e mi annuncia che, visto che avevo manifestato il desiderio di lasciare l'azienda, era stato annullato un corso di formazione che avrei dovuto fare di li a breve. Certo, non vale la pena investire su chi vuol lasciare l'azienda. Dimenticando forse, che già da tempo è l'azienda che mi ha dato il benservito annunciandomi che qui per me non c'è più futuro. Contropartita un improbabile trasferimento a Vicenza a condizioni capestro (giusto per essere a posto con la coscienza). Mah!
Passano i mesi e non succede assolutamente nulla. Ogni tanto mi viene passato il riferimento a qualche annuncio di lavoro trito e ritrito pescato da Internet, quasi mai in linea con la mia figura professionale. Nessun contatto, nessuna opportunità, niente di niente, ah no! pardon ... a dire il vero qualcosa, nel frattempo, succede, la persona che in azienda si occupa del progetto viene messa in CIGS a zero ore (!). Il progetto verrà ora seguito da Vicenza nella persona del sig. Giuriato. Da questo momento cessano anche le comunicazioni sporadiche. Credo che negli ultimi mesi qui il buon Giuriato lo avremo visto un paio di volte sempre rigorosamente rintanato nel suo uffico ... che ci farà poi! Credo che molti degli iscritti al progetto stenterebbero a riconoscerlo.
Ora a seguito della firma del nuovo accordo sindacale il progetto "Creare Lavoro" torna prepotentemente alla ribalta come strumento preferenziale dell'azienda per la ricollocazione del personale in esubero, tanto che addirittura, le persone dichiarate in esubero sono tenute ad esprimere per iscritto la volontà di non aderirvi.
Senza dubbio all'azienda sfugge qualcosa. In primo luogo che un progetto del genere deve necessariamente essere seguito sul territorio da qualcuno che del territorio e delle opportunità (poche) che sul territorio si presentano abbia conoscenza. Siamo tutti capaci ad iscriverci a Monster, o Manpower o qualsivoglia agenzia di lavoro interinale ed attendere pazientemente che qualche annuncio appetibile cada nella nostra rete. In secondo luogo, e mi riferisco alla frase dell'accordo "disponibilità dell'azienda a segnalare figure professionali (...) di interesse per altri datori locali, intendendosi per tali anche le società di lavoro interinali" che le società di lavoro interinali, per fare outplacement ricevono un compenso, e ci mancherebbe visto che si tratta del loro business. Poi una chicca ... "corsi di qualificazione e riqualificazione professionale, non solo finanziati dalle istituzioni locali (...) ma anche per tramite di fondi Askoll" ... ma come ? Fondi Askoll ? Esattamente quello che (non) è successo a me!
Insomma ancora un volta l'azienda ci (ri)presenta una bella scatola vuota, un bel "pacco" infiocchettato, giusto per poter dimostrare alle istituzioni, non certo a noi, che si sta occupando di un problema. Che il sig. Giuriato allora venga qui e ci rimanga per tutto il tempo necessario a rendersi conto del tessuto sociale e delle opportunità che quest'area offrono, che prenda personalmente contatto con le aziende, piccole e grandi del
territorio, per rendersi conto di quali sono le reali opportunità di impiego e a quali condizioni vengono offerte. Che da semplice passacarte divenga un'opportunità concreta di aiuto per coloro, meno fortunati, rimasti fuori dai piani aziendali.
Nella speranza che qualche anima pia in holding legga queste poche righe e provi a metterci una pezza vi saluto tutti caramente.
p.s.

giovedì 9 giugno 2011

Elio ... e le storie tese

Non me ne voglia il buon Belisari per l'accostamento forzato, ma il titolo mi piaceva e così anche la nota band si ritrova ora in qualche modo legata alla nostra triste avventura.
Elio tutti sappiamo chi è ... il grande (indiscusso) timoniere del gruppo Askoll, le storie tese sono le storie di oltre 500 persone, di tutti noi che in questo ultimo mese siamo stati sballottati a destra e manca, abbiamo gridato, lottato e sofferto perchè due delle aziende di spicco dell'economia piemontese potessero sopravvivere al cancro della globalizzazione.
Due storie diverse che negli anni si sono a tratti unite per poi nuovamente separarsi, due esperienze nate dalla stessa mente imprenditoriale che hanno poi nel corso degli anni seguito cammini paralleli, pur sempre all'interno dello stesso gruppo. Forse mai veramente unite da un'idea, da un progetto, comune. Una dicotomia sfruttata fino all'ultimo, anche in questi giorni, per dividere, mai per unire le forze.
I destini di questi due stabilimenti, si separano ora per sempre, quello di Moncalieri destinato alla chiusura, quello di Castell'Alfero legato ad una grande scommessa, l'askoll motor, che continuerà la sua corsa, aggrappandosi alla speranza che questo progetto possa finalmente decollare come promesso dall'imprenditore Elio Marioni.
Ci è stato rimproverato di aver attaccato troppo duramente la proprietà addossando ad essa tutte le responsabilità di ciò che è accaduto in Askoll P&C non tenendo nella dovuta considerazione i fattori legati alla crisi ed al mercato, ma io mi chiedo chi si deve far carico di tutto questo ? Infondo l'imprenditore qui è uno, nessun azionista, nulla di nulla se non un unico incontrastato padrone.
Allora che si assuma le sue responsabilità. Che passi almeno qualche notte in bianco, se ha un minimo di coscienza. Che pensi, quando lascia il suo porsche acceso davanti allo stabilimento, che c'è gente che fatica a arrivare a fine mese.
Altre aziende, nella nostra stessa situazione, hanno fatto scelte differenti (vedi Nidec Sole di Pordenone, che addirittura ha richiamato voulumi dall'Ungheria per salvaguardare la situazione occupazionale). Ormai qui i giochi sono fatti, rien ne va plus!
Fra i vari commenti, che ogni giorno arrivano numerosi sul blog, ne ho lette di tutti i colori. Il sentimento che che emerge prepotentemente è senza dubbio la rabbia, quel sentimento di impotenza di chi si vede ora, magari a 40 o 50 anni, a doversi reinventare e rimettere in gioco, con tutto quel che questo comporta.
Ho ben chiaro in mente cosa questo significhi visto che anche io seguirò il destino di quelli che a breve inizieranno il percorso di uscita dall'azienda, anche io ho tanta rabbia dentro. Rabbia per come le cose sono state gestite negli ultimi anni, rabbia per le speranze prima date e poi tolte, rabbia per le promesse fatte pur sapendo che non sarebbero mai potute essere mantenute. Solo ora l'azienda, ma forse sarebbe meglio dire qualche mosca bianca, si sta rendendo conto dei tanti errori commessi, a partire dall'approccio commerciale con i clienti fino ad arrivare alla mala gestione delle persone, troppo tardi per i più, speriamo non troppo tardi per i pochi che proseguiranno il cammino.

p.s.

mercoledì 8 giugno 2011

Moncalieri, sarà chiusura

La peggiore delle previsioni è divenuta purtroppo realtà. Moncalieri chiuderà i battenti. In queste ore si sta lavorando ad un' ipotesi di accordo in modo da permettere un' uscita dignitosa a tutti i dipendenti dello stabilimento.
L'obiettivo è quello di chiudere le trattative entro la giornata di domani. Già questa sera l'ipotesi di accordo verrà sottoposta al vaglio dei lavoratori, dopo di chè, se approvata, verrà portata all'attenzione dell'azienda.
Tutta la solidarietà possibile ai lavoartori di Moncalieri, per i quali si prefigura un immediato futuro tutto in salita. Ci auguriamo che le loro richieste vengano accolte e che venga loro data una possibilità di ricollocamento oltre che tramite gli strumenti istituzionali anche per mezzo di un impegno serio e concreto da parte dell'azienda.
Ci auguriamo che il progetto "Creare Lavoro" più volte sbandierato dalla direzione non sia solo, come di fatto è stato fin ad oggi , una scatola vuota messa in piedi per far vedere che l'azienda si sta occupando dei lavoratori in esubero, ma un' occasione per dare al maggior numero di persone possibile un' opportunità di ripartire e ricostruirsi una vita lavorativa. Perchè ciò sia possibile l'azienda deve fare di più, molto, molto di più, di quello che ha fatto fin ora. Non è pensabile gestire un progetto del genere dal veneto senza avere la più pallida idea del tessuto sociale all'interno del quale si devono reinserire i lavoratori e delle realtà produttive locali. Chi si occuperà di questo problema dovrà necessariamente essere presente sul territorio. Altrimenti sarà solo l'ennesima presa in giro.

martedì 7 giugno 2011

Moncalieri, Askoll non fa concessioni

Dall'incontro di oggi pomeriggio in Regione si esce purtroppo con un ennesimo nulla di fatto per quanto riguarda lo stabilimento di Moncalieri. L'azienda non è disposta a fare altre concessioni oltre alla proposta minimale (mantenere 33 dipendenti in un ipotetico sito ancora da individuare) già formulata alcuni giorni fa e che aveva provocato la rottura del tavolo delle trattative. A poco è valsa in questo caso la mediazione delle istituzioni, con le quali è stato comunque concordato un prossimo incontro per domani alle 11.00.
All'uscita dall'incontro odierno si sono purtroppo verificati alcuni episodi di intolleranza nei confronti dei rappresentanti dell'azienda, episodi che rischiano di compromettere ancora maggiormente ulteriori trattative. Lo spettro della chiusura è quindi sempre più reale.
Domattina, prima dell'incontro in regione, è prevista un assemblea dei lavoratori convocata per le ore 9.00. Ci auguriamo che prevalgano la calma ed il buon senso così da poter garantire per tutti la migliore soluzione del problema possibile.

Castell'Alfero, siglato l'accordo

Questa mattina presso la Regione Piemonte, presenti istituzioni, OO.SS., RSU e rappresentanti aziendali è stato siglata e ratificata la bozza di accordo sottoposta a referendum ed approvata a larga maggioranza dai lavoratori in data 1 guigno.
Un'altro passo avanti verso un obiettivo difficile, ma non impossibile, mantenere viva un'azienda storica dell'astigiano, difendere l'occupazione e tutelare al meglio chi verrà escluso dal progetto aziendale. Già perchè non bisogna dimenticare che comunque in questo primo anno oltre 70 lavoratori dovranno lasciare l'azienda e tutto questo avrà un impatto sociale non indifferente, soprattutto in un momento come questo ed in una provincia come quella di Asti, già duramente provata.
I prossimi appuntamenti per la definizione tecnica dell'attuazione dell'accordo sono previsti entro il 20 di giugno.

venerdì 3 giugno 2011

Situazione Askoll P&C stabilimento di Moncalieri

Nell’incontro del 1 Giugno 2011 tra Azienda, Organizzazioni Sindacali e RSU, il tavolo delle trattative è stato “rotto”.
Il nuovo incontro si svolgerà direttamente nella sede della Regione il prossimo 7 Giugno 2011.
Motivo della rottura, l’Azienda ha ripetuto quanto detto nell’incontro precedente e cioè il progetto per il sito di Moncalieri è quello di produrre componenti per il gruppo Askoll  per le seguenti quantità
·         12.000.000. di alberini
·         12.000.000 di magneti rotori
·         8.000.000 di bobine di cui 2.000.000 con TP.
Il n° di dipendenti sarà di  33 persone suddivise in 25 diretti di produzione e 8 indiretti, presso un non precisato sito da affittare, nella zona industriale di Moncalieri
Questo non è stato accettato dalle parti sindacali..... e nelle 2 brevi assemblee organizzate  per i dipendenti all’interno dello stabilimento, hanno immediatamente decretato uno sciopero per i successivi turni.
La situazione quindi è molto critica, da una parte,  l’azienda mantiene le”posizioni” ante incontro presso la regione del 19 maggio u.s., senza presentare un “Progetto” con la P maiuscola, mentre le Unità sindacali non possono che NON accettare questa situazione, non resta che augurarci che nel prossimo incontro le istituzioni si “ricordino” cosa era stato richiesto....

La difficoltà di unire 2 ideologie – 2 culture

Come tutti i lavoratori di Askoll P&C ho fortemente creduto nel piano industriale proposto agli inizi del 2009.
Era un piano che prevedeva sacrifici, enormi sacrifici a livello occupazionale, ma era un Piano che permetteva di salvare 2 stabilimenti  oramai decotti, spremuti da una multinazionale avida di interessi e poco incline a investire.... ne è la prova di la mancanza assoluta di innovazione del prodotto a partire dal 1998 .
E poi la “forza” di avere un imprenditore per giunta italiano,  disponibile finanziariamente, produrre in Italia con linee molto automatizzate, etc....  mi intrigava.
Poi i primi segnali di difficoltà specialmente di dialogo, facevano presagire il NOI ed il LORO con situazioni al limite del ridicolo.
E’ vero che l’organizzazione della Emerson era ridondante ma perlomeno con alcune difficoltà, le problematiche arrivavano alla chiusura e qualche volta erano risolte, non si prendeva tempo facendo finta di studiare soluzioni  e le persone pur mugugnando, lavoravano.
Riassumo 2 esempi :
Qualità del prodotto
Quando a Moncalieri veniva riscontrato un problema e subito condiviso con Askoll 3 questo problema aveva 2 possibili soluzioni:
·         “Non è mai stato riscontrato ma sei sicuro?” (bugia) vedi alcuni scarti di produzione Askoll 3  (perdite tra l’idraulica ed il corpo statore per l’oring twistato) ricevuti per errore dal cliente a Moncalieri
·         “Mettetelo da parte che poi si vedrà” (abbiamo ancora circa 40.000 corpi statore fermi dal maggio 2010) in attesa di definizione!
Perchè 2 culture?
E’ bello per tutti trasferire al proprio responsabile, una good news  (abbiamo fatto un fatturato da urlo, abbiamo prodotto al 120%, etc....) ma il vero manager trasferisce anche gli aspetti negativi. Forse in Askoll non sempre funziona così.
E cosa dire della decisionalità dei responsabili, tutti si adoprano per  completare l’informazione per aiutare il collega, ma quando c’è da decidere.....chi decide? pochi, forse è giusto o forse no.
Io personalmente preferisco e sono stato abituato, a “decidere” con  livelli di responsabilità via via crescente,  credo che questo crei un’azienda più fertile a livello mentale, una  maggior democraticità empatica e l’azienda si arricchisce di persone che si sentono integrate anche a  livello emotivo.

mercoledì 1 giugno 2011

Castell'Alfero: l'accordo c'è !

Castell'Alfero; risultato plebiscitario per la bozza di accordo fra azienda e sindacati messa ai voti nella giornata di oggi.

Aventi diritto 287, Votanti 234, SI 217, NO 15, Nulle 1, Bianche 1.

E' tutto sommato un buon accordo, sia per chi rimane sia per chi esce. Frutto di estenuanti trattative, ma soprattutto della volontà espressa da RSU e OO.SS. di raggiungere un obiettivo concreto che salvaguardasse da un lato l'occupazione e dall'altro che potesse dare una possibilità effettiva a chi rimaneva fuori dai piani di sviluppo aziendali.
Il numero di esuberi è stato ridotto, per il primo anno, a 71 (i 53 residuo del precedente piano più 18). In produzione verrà attuata una turnazione 6x4 che permetterà di spalmare in modo più equo il peso della cassa integrazione. Orario ridotto (6 ore) anche in alcuni uffici. Buoni gli incentivi all'esodo.
L'accordo votato verrà da questa sera lasciato a disposizione per la ratifica da parte dell'azienda.
Mancano ancora la sigla in regione (prevista per il giorno 7 di giugno) e la definizione tecnica di come e in quali tempi i vari punti dell'accordo verranno attuati. Entro fine giugno comunque tutti gli aspetti tecnici dovrebbero essere definitivamente chiariti.
Significativo il fatto che, in questa ultima fase di trattativa, sia stato lasciato da parte il consulente aziendale Mastelli che, a nostro parere, aveva contribuito non poco, nelle precedenti sedute, con il suo atteggiamento negativo ed arrogante a irritare i rappresentanti dei lavoratori (ma non solo) e ad impedire un confronto serio e costruttivo, come pure il fatto che alcuni dei dirigenti si siano adoperati per quanto possibile a mediare in fase preliminare contribuendo in qualche modo ad un avvicinamento fra le parti.
L'accordo non è ancora formalmente chiuso, ma il primo passo, il più difficile, è stato fatto.
Un plauso va a tutti coloro, operai ed impiegati che, ciascuno contribuendo per la loro piccola parte, hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato.