giovedì 20 febbraio 2014

Askoll, «stop al bocco se l'azienda firma che non chiuderà»

«Rimuoveremo il blocco della produzione solo se la proprietà ci fornirà garanzie scritte e ufficiali che non chiuderà lo stabilimento di Castell'Alfero. In caso contrario, continueremo lo sciopero ad oltranza». E' la posizione dei lavoratori della Askoll (ex Ceset) dopo i giorni convulsi che li hanno visti aderire in massa allo sciopero promosso da tutte e tre le sigle sindacali del settore (Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil), bloccando di fatto la produzione dello stabilimento, che realizza motori per lavatrici. La ragione? I timori sempre più incalzanti che la proprietà voglia chiudere lo stabilimento per trasferire la produzione nell'Est Europa, ripetendo lo schema già attuato l'anno scorso per una reparto dello stabilimento. Per questo motivo un centinaio di lavoratori è sceso in piazza venerdì mattina, prendendo parte ad un corteo partito da corso Casale e arrivato in piazza Alfieri, sotto la Prefettura, che ha visto camminare fianco a fianco lavoratori e sindacalisti, muniti di bandiere, striscioni, fischietti e tamburi.

«Piuttosto che aspettare che venga chiuso - commentava Giuseppe Morabito (Fiom Cgil) lungo il tragitto - meglio esplorare nuove soluzioni per difendere l'occupazione, come la vendita dell'azienda se la proprietà non fosse più interessata a produrre in questo sito. Parlo di interesse in quanto ricordo che la situazione del Gruppo Askoll, nel panorama italiano, è positiva, nonostante le difficoltà dello stabilimento di Castell'Alfero». Le preoccupazioni dei lavoratori, come accennato, sono anche legate a quanto successo lo scorso agosto, quando la proprietà ha trasferito in Slovacchia la produzione del motore cosiddetto "universale". Il trasloco ha interessato 60 dipendenti attualmente in cassa integrazione per cessazione di attività fino al prossimo 8 giugno. Ma gli ammortizzatori sociali sono stati chiesti anche per i 150 dipendenti rimasti a Castell'Alfero, impegnati nella produzione di un motore tecnologicamente più evoluto, denominato "Askoll motor": per loro, infatti, sono in vigore i contratti di solidarietà che scadono il 7 giugno.

«Ci hanno tolto la dignità», afferma Bruno Pistillo, operaio. « Lavoro in questa azienda dal 1991, e, da alcuni anni a questa parte, la situazione è sempre peggiorata, sia in termini di prospettive (il gruppo Askoll ha già chiuso lo stabilimento di Moncalieri nel 2011) sia di occupazione, a causa di progressive riduzioni del personale». Basti pensare, infatti, che dall'inizio degli anni Duemila, in concomitanza con il primo passaggio di proprietà (da Ceset al gruppo americano Emerson) si è passati da circa 600 dipendenti agli attuali 150 (più i 60 in cassa integrazione per cessazione di attività). «Sappiamo che la proprietà mira a nuovi sbocchi produttivi, dato che il settore degli elettrodomestici, effettivamente, è in forte crisi in Italia - ha aggiunto Mauro Gamba (Rsu Uilm) - per cui chiediamo che anche lo stabilimento di Castell'Alfero possa essere riconvertito in queste nuove produzioni. Per farlo basterebbero piccoli accorgimenti».

Di tutto questo i sindacalisti hanno anche discusso lunedì in Regione, in occasione dell'incontro chiesto nelle scorse settimane per illustrare la preoccupante situazione dello stabilimento all'assessore al Lavoro, Claudia Porchietto. «Abbiamo presentato il quadro della vicenda all'Amministrazione regionale - ha spiegato Silvano Uppo (Uilm Uil) al termine della riunione - che ha espresso la disponibilità a partecipare all'incontro al Ministero previsto a marzo». Ora bisogna vedere come evolverà la situazione (ancora ieri sera, mentre il giornale era in stampa, i lavoratori erano riuniti in assemblea per decidere le modalità di prosecuzione dello sciopero). Il primo "esame" sarà l'incontro in programma mercoledì, fissato dalla proprietà nelle scorse settimane per incontrare in stabilimento i sindacati, sempre che non decida di farlo saltare considerato il blocco della produzione (la condizione che pone per la ripresa delle trattative è la fine dello sciopero). Il secondo, come accennato sopra, è in programma il 10 marzo al Ministero del Lavoro, alla presenza dei sindacati e degli Enti locali.

Un incontro spostato di alcune settimane dall'azienda rispetto alla data iniziale perché in attesa di importanti risposte dal mercato. «Non possiamo negare - affermava nei giorni scorsi Massimo Furlan, direttore Comunicazione e Marketing del Gruppo Askoll - che la situazione sia complessa, in quanto lo stabilimento appartiene al settore della componentistica per elettrodomestici, i cui produttori italiani si trovano molto in difficoltà, tanto che al Ministero dello Sviluppo economico sono numerosi i tavoli aperti per tentare di risolvere la grave crisi in cui versa il cosiddetto settore "del bianco". Una situazione incerta, quindi, nell'ambito della quale non possiamo escludere alcuna evoluzione. Siccome però - aggiungeva - l'azienda sta facendo negoziazioni con importanti clienti, da cui deve ancora ricevere conferme, l'incontro del 10 marzo sarà l'occasione per discutere del futuro dello stabilimento alla luce di queste risposte». (Art. "La Nuova Provincia" - Elisa Ferrando)

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