mercoledì 18 maggio 2011

Il coraggio di andare contro corrente

Queste poche righe sono rivolte a quanti, nonostante le ripetute dimostrazioni di totale inaffidabilità da parte dell'azienda, non sono convinti che l'azione intrapresa in questi giorni sia la via migliore per far valere le nostre rivendicazioni.
La bellezza di vivere in una democrazia è proprio che ognuno può avere le sue convinzioni e manifestarle liberamente senza dover temere per se stesso.
Proprio per questa ragione diciamo a coloro che in questi giorni hanno lavorato di nascosto presso fornitori o da casa che a nostro parere stanno sbagliando e stanno mettendo a repentaglio lo sforzo di quasi trecento persone che hanno scelto a maggioranza di mettersi in gioco e di pretendere risposte chiare e un percorso certo per il nostro stabilimento.
Non è nascondendosi o lavorando di nascosto che si può cambiare l'atteggiamento della proprietà, purtroppo siamo arrivati ad un punto in cui solo un'azione energica e determinata può portare a qualche risultato. A queste persone dico: "se volete lavorare, se siete veramente convinti che lo sciopero e la protesta non siano la via da percorrere, se in coscienza non state facendo quello che fate solo nella speranza di salvare solo voi stessi, allora venite anche voi davanti ai cancelli ed abbiate il coraggio di dirlo davanti a tutti. Mettetevi in gioco anche voi e giocate a carte scoperte".

Un gruppo di lavoratori in lotta

3 commenti:

  1. Lo sciopero deve essere considerato come una lecita e democratica protesta verso una entità ben chiara. Nel nostro caso la proprietà. Ma l'interruzione della attività lavorativa per un periodo mediamente lungo determina ricadute verso altri soggetti che devono essere penalizzati il meno possibile. Tra questi spiccano : Clienti, fornitori, istituzioni, banche...etc. Se un nostro sciopero prolungato determina un fermo linea dal Cliente (con conseguenza di Cigo per i suoi dipendenti) noi non abbiamo colpito solo la nostra proprietà ma anche terzi soggetti. Quindi ritengo che ad un numero LIMITATO di capi ufficio si debba consentire (in maniera concordata) l'ingresso per poter gestire il corretto flusso di informazioni alle terze parti utili per minimizzare i loro inconvenienti.

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  2. Non esistono scioperi chirurgici, lo scipero è una forma di lotta che per definizione deve produrre una qualche forma di danno all'azienda allo scopo di ottenere delle rivendicazioni.
    Nel nostro caso la sospensione della produzione e la conseguente mancata consegna delle parti ai clienti è stata l'unica arma a nostra disposizione per ottenere lo scopo.
    La tua è pura utopia, secondo te, se l'azienda avesse potuto continuare a fare i suoi interessi ci avrebbe scoltati ? ... NO!
    Certo, è possibile che qualcun altro abbia avuto dei danni (tu parli di CIG presso i clienti) ma questo va messo sul piatto quando ci si batte per il posto di lavoro. Ti ricordo che non ci stiamo battendo per avere la carta igienica profumata nei bagni. D'altra parte chi di noi prima o poi non è stato toccato dallo sciopero di qualcun'altro. Esiste un concetto chiamato solidarietà che forse ti sfugge.
    Durante questi giorni lo sforzo e i sacrifici di molti sono stati messi a repentaglio dalla cocciutaggine di pochi illusi, pazienza vorrà dire gli sofrzi di chi ha lottato andranno anche a favore dei pochi che non lo hanno fatto. Comodo vero ?

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  3. Concordo con tutto quello che scrive l'"anonimo ha detto...".
    Ricordo a tutti che ad oggi, fino a prova contraria, rimarranno un questa struttura circa 80 addetti. Inutili sono le informazioni trasversali che direttamente o indirettamente vengono fatte trapelare. Solo quello che viene detto ufficialmente, nelle sedi appropriate, è verità. Teniamo in considerazione che con 11, o giù da quelle parti, addetti per turno anche ai capi ufficio dovrebbe incominciar a mancare la terra da sotto ai piedi. Concludo facendo una considerazione sull'ultima frase da te scritta: nessuno avrebbe obiettato nulla. Concordare significa parlare e condividere obbiettivi pur partendo da lati opposti. Ma forse hai ragione: dimentico che per parlare occorre aver la stessa lingua e rispettare chi si ha difronte.

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